LA ROVINA CAPITALISTA.
« Vista dell‘esterno, la dà corpo a darebbe piuttosto l‘immagine di una regione dove la vita è dolce e facile »1
Basta vivere nel cuore della nostra società per constatare le devastazioni causate da un sistema che conosce soltanto una legge: quella del profitto. I militanti del Manca non hanno tregua, da anni, non soltanto di denunciare la sorte fatta alle classi popolari, ma più ancora chiamarne alla mobilizzazione per rompere con il liberalismo. Perché è ciò di cui egli questione. Non siamo spacciatori, così rifiutiamo di vendersi dell’illusione ai lavoratori, ai migranti, ai giovani ed alle donne, prime vittime di questo capitalismo assassino.
Di conseguenza non può trattarsi di riformare un sistema. La sola garanzia in previsione di un futuro che gira il dorso alla rovina capitalista risiede nella distruzione di questo sistema. La questione non è di sapere perché. Basta vivere gli occhi aperti perché l’evidenza si imponga. L’ordine del giorno riguarda la chiamata all’unità del mondo del lavoro. Unità nelle lotte. Unità strategica per la conquista del potere politico. L’unità è una delle condizioni da soddisfare. La tattica, cioè la scelta dei cammini da prendere in prestito per invertire l’ordine delle cose, costituisce un’altra di queste condizioni. È nelle lotte che si forgia la coscienza. Non vi basta.
Gli attrezzi indispensabili di cui il mondo del lavoro ha bisogno, sono le sue organizzazioni politiche e sindacali. Ma a questi livelli, è imperativo che l’indipendenza politica delle strutture sia realizzata e preservata. La piccola borghesia e la borghesia di Corsica sanno difendere i loro interessi. Si sono dotate di mezzi politici ed istituzionali. Hanno anche sparso la loro ideologia al punto da fare passare i loro interessi fondamentali poiché gli interessi di tutto un’ popolo.
I lavoratori, i disoccupati, le donne, tutte le classi popolari devono dunque rompere con questa sovranità. E la rottura passa per l’indipendenza di classe. È a questo compito che i militanti rivoluzionari si sono messi. Non è il solo. L’elaborazione degli attrezzi ideologici fa parte delle nostre preoccupazioni. Con il dibattito in legame con l’azione, nel cuore del partito rivoluzionario, favoriamo l’emergenza di una coscienza collettiva. Lontano dai dogmi e dai burocrati.
Lo sciopero generale diventa dunque una prospettiva reale. Ci occorre un piano urgentemente sociale e politico. Il nostro programma, più volte presentati2, contiene gli elementi di queste rivendicazioni. Il denaro per realizzare questo programma esiste. Lo cercheremo. Lo sciopero generale è il cammino verso la conquista del potere. L’irruzione del mondo del lavoro nel campo politico non si limita ad un confronto con le forze della sovranità. Occorre vedere più lontano. È del superamento, classe contro classe, di cui è questione. Per una società sgomberata di tutte le forme di sfruttamento. Questo socialismo, autogestito e democratico, che chiamiamo dei nostri desideri, è la sola prospettiva credibile e vitale. Ci saranno lotte intermedie, arretramenti e proiezioni. Ma nulla deve deviarli della conquista del potere. I movimenti ed i partiti della classe popolare sono soltanto attrezzi, ma sono indispensabili.
È per questo che li chiamiamo a rafforzare A Manca, in donne ed uomini liberi. Per la liberazione sociale. Per la liberazione politica.
1 Corse-Matin. Venerdì 3 giugno 2011 – pagina 2